Il suono della sveglia è la prima cosa che sentiamo al mattino.
"Oddio" è il primo pensiero cosciente.
"Oddio" significa che è troppo presto, che fa freddo o che fa già troppo caldo, che abbiamo dormito poco, male, malmessi, scoperti, troppo coperti, etc.
Poi si scende dal letto e il pensiero successivo è: "Madonna".
"Madonna" significa che prendiamo coscienza che, freddo o caldo, stanchi o riposati, in orario o in ritardo, sani o malati, anche oggi dovremo mettere in moto la macchina, essere in grado di attivare il sistema, partire e in qualche modo cavarcela nel mondo.
A questo punto, i pensieri concentrabili in invocazioni di tipo religioso vengono sostituiti da catene di associazioni più coerenti, ma il lamento, il mugugno, restano costanti.
Uffa, devo portare giù il cane e piove.
Accidenti, devo fare anche benzina.
Cazzo, faccio tardi.
Merda, mi s'è rotto l'ombrello.
Non c'è parcheggio, maledizione.
Ah no, di nuovo il collega odioso nell'ascensore, no!
E questo è solo PRIMA di cominciare a lavorare.
Il resto della giornata, faceva notare la Ven. Angela, è tutto un "mi piace" / "non mi piace", è tutto un inseguire benessere, piaceri, riposo, e schivare fastidi, dispiaceri, dolori e noie.
La riflessione di Angela è stata importante per me, che sono iperviziata, ipernervosa e iperinsoddisfatta al primo filo d'aria che tira.
E' dura deprogrammare il nostro cervello dal sistema binario "mi piace" / "non mi piace".
Ma intanto, si possono cominciare a sostituire certi modi di dire e di pensare con altri, per aprirsi un po' alle cose che capitano senza prendere tutto di punta.
Per esempio, "odio", "detesto" e "non sopporto" potrebbero essere sostituiti da "non mi fa tanto piacere" "preferirei che non" e "se non è possibile evitarlo, proviamo a". "Uffa" potrebbe essere sostituito da "E pazienza", "Oh no" potrebbe essere sostituito da "E va beh" e così via.
Non per subire in silenzio e diventare la moglie sicula (un divertente gioco che a volte facevo con il mio fidanzato storico, dandogli sempre ragione e servendolo a occhi bassi e voce sommessa, finchè lui non si accorgeva che lo prendevo per il culo e inorridiva). E nemmeno per diventare quell'altro tipo di donna che mi fa venire la pelle d'oca, cioè la catechista entusiasta (detta anche colonna della parrocchia o invasata dell'Azione Cattolica). Ma per provare a rilassarsi anche nelle situazioni fastidiose, a non complicarsi la vita con il malumore, a guardare le cose da un punto di vista meno reattivo e più disponibile ai cambiamenti.
Cominciamo da oggi, che fa caldissimo, proprio quando le vacanze si avviano a finire e bisogna riprendere a lavorare.
E va beh.
Eccomi qui, sono di nuovo io con i miei commenti del cavolo... Un giorno quando ero a Kathmandu mi si è tappato un orecchio, tappato talmente tanto che non sentivo più nulla. Non sapevo che fare, nè dove andare o chi consultare. Figurati, in Nepal! Bè, ho fatto un giro all'ospedale pubblico, tanto per vedere se me la cavavo in qualche modo. No. Non me la sono cavata in nessun modo. Mi è bastato entrare e dare un'occhiata in giro. Da quel giorno non mi lamento più della sanità italiana. Davvero, ringrazio ogni giorno per avere avuto il karma di nascere QUI, nella mia famiglia, con tutti gli annessi e connessi. Non mi lamento neanche più delle poste, o del lavoro, o dello stipendio... (certo che mi lamento, ma tu hai capito, no?) Insomma. A volte mi basta pensare a quello che ho visto e improvvisamente l'Italia mi sembra il Bengodi ;))
RispondiEliminaBuon tutto!
In effetti, oggi, che tornavo mio malgrado dalla montagna giù nella torrida Padania, per evitare di mettermi a piangere quando ho tirato giù il finestrino alla barriera di Rivoli e sentito i quasi 40 gradi esterni, ho pensato a quelli che vivono in India...
RispondiEliminaEpisodio che val la pena ricordare. Miliardi di anni fa, una mattina vado a trovare un'amica che viveva in riviera e lei mi accoglie pallidissima dicendomi se per piacere la porto al pronto soccorso. Il pronto soccorso di Santa Margherita Ligure ha una sala d'attesa sbieca, piccola, ed era l'orrenda estate del 2003, quella in cui si friggevano i pensieri, il cuscino si inzuppava sotto la testa e la temperatura per oltre due mesi non è mai calata, neanche di notte. Mentre aspetto che la mia amica venga visitata, sono lì con altre venti persone ammassate, boccheggianti, che si lamentano del caldo. Scambio due frasi di circostanza e poi dico: "Mah, io cerco di pensare come sarebbe se mi fossi trasferita a vivere in India... là la gente sopravvive, quindi vuol dire che in qualche modo ci si può anche abituare a queste temperature..." Mi ricordo l'ondata di sollievo che ha visibilmente percorso la decina di persone che ha sentito questa frase. Come se avessi trovato per loro il punto di vista giusto per reggere un'altra settimana d'afa.
E comunque, tanto per chiarire che NON sono una catechista entusiasta, giovedì torno sui monti, eh. Non per altro, ma mi muore il gatto se resto qua.
Castagna, non so cos'abbia Blogger, sarà il caldo.
Il noi dell'accoglienza che cancella la separatezza.
RispondiEliminaSymo zen
La tradizione vuole che in Liguria il padrone di un peschereccio offra a chi si imbarca la scelta tra il diritto di lamentarsi (mugugnà) e un supplemento di paga. Scelta lacerante per un ligure, e dalla quale per una volta perfino la tirchieria usciva sconfitta
RispondiEliminaSymo
I marinai di Camogli, reputati i migliori del mondo, per antico privilegio, avevano, rispetto agli altri, paga migliore e diritto al mugugno.
RispondiEliminae ora la smetto scusa
Symo
"Preghiamo per i bambini che lasciano ditate di cioccolata ovunque, che adorano il solletico, che saltano nelle pozzanghere e rovinano i pantaloni nuovi, che fanno i buchi quando cancellano il quaderno, che non trovano mai le scarpe. E preghiamo per quelli che guardano il mondo dietro un filo spinato, che non saltellano per la strada con le scarpe da ginnastica nuove, che sono nati in luoghi dove noi non andremmo neppure morti, che non vanno mai al circo, che vivono in un mondo di ultima classe. Preghiamo per i bambini che ci regalano baci appiccicosi e manciate di liquirizie, e si abbracciano di corsa di corsa e si dimenticano i soldi per la merenda, che spremono il dentifricio per tutto il lavandino. E preghiamo per quelli che non mangiano mai il dolce, che guardano i loro genitori mentre loro li guardano morire, che non hanno una stanza da rimettere in ordine, le cui foto non stanno nel salotto di nessuno, i cui mostri sono veri mostri. Preghiamo per i bambini che fanno capricci al supermercato e che mangiano solo quello che vogliono, che buttano i vestiti sporchi sotto il letto e non sciacquano mai la vasca, che aspettano il topolino quando gli cade il dente. E preghiamo per quelli che mangerebbero qualsiasi cosa, che non hanno mai visto il dentista, che nessuno vizia, che vanno a letto affamati e si addormentano col pianto. Preghiamo per i bambini che vogliono essere portati in braccio, e per quelli che devono essere portati in braccio per forza; per quelli che soffochiamo di attenzioni, e per quelli che afferrano qualsiasi mano abbastanza gentile da offrirsi."
RispondiEliminae ora veramente basta xchè mi sa che è il caso che mi apra un blog di commento al tuo blog se andiamo avanti così! Fortuna che c'è l'approvazione così se non vuoi non pubblichi tutti i miei vortici mentali intorno a ciò che scrivi.
Symo rompiscatole
No invece i tuoi commenti sono graditissimi (quella del mugugno dei Camoglini me l'ero dimenticata, ma è più che vera! e comunque anche io preferisco potermi lamentare e prendere dieci lire di meno che prenderne dieci di più e dover fingere di essere di buon umore quando non ne ho voglia!)
RispondiEliminaE questa... che dire, è commovente e VERA.
Grazie
Castagna