Ieri ero molto afflitta, non tanto per il freddo e i suoi disagi come scrivevo sull'altro blog, quanto per questioni familiari, di quelle tipo supplizio ripetuto fino all'esaurimento, che mi stanno portando a un lento e disperato tracollo psicologico.
Non essendo una persona paziente, quando qualcuno o qualcosa mi conduce sull'orlo di un lento e disperato tracollo psicologico, il processo è sempre lo stesso.
Io scendo piaaaaaano piaaaaano lungo la china... piaaaaano... stringo i denti... ingrasso due chili e mezzo... continuo a stringere i denti... non dormo...
POI FINALMENTE ESPLODO, MI METTO A URLARE, MANDO TUTTI A CAGARE, FACCIO UNA SCENATA APOCALITTICA DI DUE ORE E CREO UNA VORAGINE NEI RAPPORTI FAMILIARI. Che i miei parenti prontamente dimenticano nel giro di qualche settimana, e io invece mi porto dietro per sempre.
Capitemi. Nel periodo precedente l'esplosione io non è che stia zitta e ferma. Cerco di avvisare che non sono d'accordo. Propongo soluzioni. Insisto, sia pure con calma. Chiedo chiarimenti, informazioni, spiegazioni. Dialogo.
Se non serve mai a niente non può essere solo colpa mia.
Col buddhismo e con luuuunghi anni di psicoterapia io ho migliorato parecchio le mie opzioni di dialogo e di compromesso, rafforzato la mia pazienza e allungato la resistenza. Ma arriva sempre un momento in cui proprio non voglio stare al gioco, se non posso mettere almeno qualche condizione che mi stia bene. Sono un essere umano e anche io devo poter piantare qualche paletto, cioè, non è che diventando buddhista uno diventi cretino e gli altri possano approfittarsene. O almeno non più di quanto potessero approfittarsene prima.
Per quanto riguarda le questioni che sono sul piatto in famiglia ultimamente, quel momento è arrivato ieri.
Solo che non ho potuto spiegarmi, nè con le buone nè con le cattive, perchè non ho incontrato i miei genitori. E dire che avevo caricato tutto lo spiegone cercando di renderlo il meno offensivo ma il più definitivo possibile.
Sono tornata a casa con il petto schiacciato da un macigno, e una certezza: io mi conosco, so a cosa sono disposta e a cosa no, quindi non devo aspettare di ridurmi a problemi di salute per reagire alle cose. L'ho saputo fin dall'inizio che mi sarebbe pesato molto quel che dovevo fare, e avrei anche potuto dirlo subito. Comunque, perchè non si dica che non ci ho provato, io ho tenuto botta più che ho potuto, e ne sono anche stata contenta, perchè il mio contributo in effetti è servito. Però poi siamo ricaduti nelle solite dinamiche malate della mia famiglia, che ormai da anni io smaschero senza fatica e alle quali non voglio più sottostare. Quindi io adesso mi chiamo fuori.
Insomma, ieri siamo arrivati a una situazione limite, e non ho potuto piantare paletti, per cui sono tornata a casa col paletto in mano e un gran peso anche fisico sul cuore.
Mi sono seduta a tavola e mi sentivo male.
Poi sono stata folgorata da un pensiero. Io posso scegliere da cosa farmi influenzare.
In effetti i problemi non si eliminano con una bella meditazione e un po' d'incenso. Restano comunque nodi da sbrogliare, decisioni da prendere, discorsi faticosi da fare, appuntamenti cui si preferirebbe non andare. Ma forse posso decidere quale impressione della mia mente voglio ascoltare. Per esempio, ieri ero seduta al sole. Potevo scegliere di continuare a macerarmi sui miei problemi o di ascoltare le reazioni del mio corpo alla luce e al calore. Poi ero a tavola, con lo stomaco stretto dalla preoccupazione, ma parlavo con calma delle possibili soluzioni e ho scelto di gustare la mia verdura lentamente e di concentrarmi su quanto mi piace il suono della voce di mio marito e quanto sono contenta che ogni tanto mi venga in aiuto, anche solo con un consiglio.
Pian piano il pomeriggio di angoscia che la mia mente aveva deciso di passare si è trasformato in un tranquillo sabato, e va beh, ho dovuto fare la doccia come gli antichi con catino e brocca, ma almeno non ho fomentato la gastrite che ormai, al solo suono delle parole "commercialista", "inquilino" "contratto", mi prende regolarmente a calci lo stomaco.
Ecco, io devo esercitarmi ancora moltissimo, su tutto quanto, ma qualche concetto base del fatto che la mente può essere guidata invece che lasciata vagolare lo sto iniziando a capire, se non altro quando mi conviene.
Una riflessione sul mondo visto da un altro punto di osservazione. Una mappa di un viaggio in un'antica saggezza e in un mondo più giusto. Più che altro, un modo per farmi forza quando ho nostalgia del rumore dei passi sulla ghiaia.
domenica 12 febbraio 2012
mercoledì 1 febbraio 2012
Bilancio di fine anno (tibetano)
Devo festeggiare alcuni traguardi.
Prima di tutto, la raggiunta disintossicazione dal caffè. Sono passata da 3 o 4 al giorno a uno solo (erano circa cinque anni che non smettevo, mentre prima ogni estate potevo ridurli anche a zero).
Ma soprattutto, dopo i primi giorni difficili è andato tutto bene e ho la sensazione di essere ancora più sveglia di prima quando sono sveglia e molto meno annebbiata quando sono stanca.
Mi prendono anche più raramente le botte di sonno e ovviamente dormo meglio di notte.
Sì, okay, non è niente. Ma è un passo oltre quel che sapevo di poter fare.
E soprattutto è una dimostrazione che le cose si possono fare: come tale, fa sentire forti.
Quindi è possibile ottenere altro, da me. Sembra stupido, ma nel mio quotidiano è una bella scoperta. Ormai da molti anni sono rassegnata a funzionare a dispetto di certi limiti più o meno pesanti, e in particolare da quando papà non sta bene e mia madre è sola ad accudirlo si è piazzato fortemente in me il principio che io devo risparmiare energie per i momenti clou in cui c'è bisogno di me, non solo, ma che ho diritto a tutta una serie di cose che mi permettono di essere efficiente, poco importa se alcune di esse sono abitudini sbagliate, come quella di imbottirmi di caffeina o quella di evitare come la peste situazioni stressanti che mi consumano le forze.
Pian piano ho costruito in me la capacità di ritornare in equilibrio ogni volta che prendo uno scossone. Però per farlo ho bisogno di supporti esterni o di rifugi sicuri o di tempi morti, il che in realtà significa che sono debole.
Mi togli la possibilità di riprendermi tra uno stress e l'altro e cado in stato di angoscia nera.
Quindi, imparare a fare a meno di alcune cose, non perchè mi viene imposto ma perchè io per prima mi ci porto, dolcemente, seguendo una linea di pensiero mia, nel momento che per me è più indicato, è una cosa buona.
Adesso, il caffè è stato un primo passo. Andando oltre, ci sono alcune altre abitudini delle quali voglio disfarmi, e nuovi modi di agire nel quotidiano che voglio instaurare.
Il tutto corrisponde all'esigenza di portare a casa il più possibile dalle esperienze magnifiche di pace e di consapevolezza che vivo quando "vado in Tibet". Per essere serena e praticare, studiare e agire in modo più completo.
A questo proposito, festeggerei volentieri anche il fatto che il centro FPMT di Genova funziona ormai a regime da un po'. Sono gli stessi maestri e lo stesso tipo di attività che si svolgono a Pomaia, il centro pur essendo piccolo piccolo è strutturato nello stesso modo, e non ha prezzo averlo vicino e poterci andare senza dover affrontare una lunga guidata solitaria, anche se per carità il Tibet è sempre il Tibet, Pomaia "è un luogo di bene" e la Toscana di per sè vale sempre il viaggio.
Poi devo festeggiare la sicurezza enorme che mi ha dato conoscere un attore ultrasettantenne vegano che afferma di sentirsi in piena salute da quando (negli ultimi tre anni) ha deciso di passare a questo tipo di dieta.
Vedere il suo stato generale, la sua vivacità, apprezzare la lucidità mentale e la serenità dei suoi discorsi mi ha convinto definitivamente che il vegetarianesimo, se non addirittura il veganesimo, sia la mia strada naturale. Sopporto sempre meno l'idea di uccidere per mangiare. Inoltre da quando, facendo di testa mia senza seguire uno schema particolare, ho tolto alcuni alimenti e limitato carni e salumi a due tre volte al mese circa, mi sento bene.
Devo festeggiare anche il fatto che, complici gli ultimi due libri della mitica coppia Paungger - Poppe che ho acquistato, ho introdotto alcune ottime abitudini nelle mie giornate, come i dieci minuti di "ginnastica della luna" ogni mattina. Scomparso il mal di schiena, superate le ultime mestruazioni senza neanche un fastidio. Sarà quello o la dieta - non dieta che sto seguendo?
Sempre sulla falsariga del calendario lunare e dei loro suggerimenti, ho intrapreso (ma non terminato per ora) una ricerca attenta sugli effetti di alcuni alimenti sulla mia salute e sto cercando di determinare il mio tipo alimentare, per snellire la mia dieta portandomi verso ciò che viene meglio sfruttato dal mio corpo. In pratica si tratta di dissociare alcuni alimenti in certi giorni del mese lunare e considerare come ci si sente, per esempio, usando solo grassi vegetali o solo grassi animali, solo farina di grano o solo farina di segale, etc.
Ci sono molti altri motivi per cui sono grata in questo periodo, che per altri aspetti è stato tremendo. La buona notizia di fondo è che il viaggio verso un modo di vivere più consapevole ed equilibrato, a livello fisico, riflette un viaggio interiore che sto svolgendo e di cui sono sempre molto felice, perchè, come dicevo alla Tipa, "ora c'è una spiegazione per ogni cosa".
Vi auguro (prendetelo come il mio tashi delek per il prossimo capodanno tibetano) di trovare il vostro filo da seguire, come è successo a me, e di non fermarvi più.
Prima di tutto, la raggiunta disintossicazione dal caffè. Sono passata da 3 o 4 al giorno a uno solo (erano circa cinque anni che non smettevo, mentre prima ogni estate potevo ridurli anche a zero).
Ma soprattutto, dopo i primi giorni difficili è andato tutto bene e ho la sensazione di essere ancora più sveglia di prima quando sono sveglia e molto meno annebbiata quando sono stanca.
Mi prendono anche più raramente le botte di sonno e ovviamente dormo meglio di notte.
Sì, okay, non è niente. Ma è un passo oltre quel che sapevo di poter fare.
E soprattutto è una dimostrazione che le cose si possono fare: come tale, fa sentire forti.
Quindi è possibile ottenere altro, da me. Sembra stupido, ma nel mio quotidiano è una bella scoperta. Ormai da molti anni sono rassegnata a funzionare a dispetto di certi limiti più o meno pesanti, e in particolare da quando papà non sta bene e mia madre è sola ad accudirlo si è piazzato fortemente in me il principio che io devo risparmiare energie per i momenti clou in cui c'è bisogno di me, non solo, ma che ho diritto a tutta una serie di cose che mi permettono di essere efficiente, poco importa se alcune di esse sono abitudini sbagliate, come quella di imbottirmi di caffeina o quella di evitare come la peste situazioni stressanti che mi consumano le forze.
Pian piano ho costruito in me la capacità di ritornare in equilibrio ogni volta che prendo uno scossone. Però per farlo ho bisogno di supporti esterni o di rifugi sicuri o di tempi morti, il che in realtà significa che sono debole.
Mi togli la possibilità di riprendermi tra uno stress e l'altro e cado in stato di angoscia nera.
Quindi, imparare a fare a meno di alcune cose, non perchè mi viene imposto ma perchè io per prima mi ci porto, dolcemente, seguendo una linea di pensiero mia, nel momento che per me è più indicato, è una cosa buona.
Adesso, il caffè è stato un primo passo. Andando oltre, ci sono alcune altre abitudini delle quali voglio disfarmi, e nuovi modi di agire nel quotidiano che voglio instaurare.
Il tutto corrisponde all'esigenza di portare a casa il più possibile dalle esperienze magnifiche di pace e di consapevolezza che vivo quando "vado in Tibet". Per essere serena e praticare, studiare e agire in modo più completo.
A questo proposito, festeggerei volentieri anche il fatto che il centro FPMT di Genova funziona ormai a regime da un po'. Sono gli stessi maestri e lo stesso tipo di attività che si svolgono a Pomaia, il centro pur essendo piccolo piccolo è strutturato nello stesso modo, e non ha prezzo averlo vicino e poterci andare senza dover affrontare una lunga guidata solitaria, anche se per carità il Tibet è sempre il Tibet, Pomaia "è un luogo di bene" e la Toscana di per sè vale sempre il viaggio.
Poi devo festeggiare la sicurezza enorme che mi ha dato conoscere un attore ultrasettantenne vegano che afferma di sentirsi in piena salute da quando (negli ultimi tre anni) ha deciso di passare a questo tipo di dieta.
Vedere il suo stato generale, la sua vivacità, apprezzare la lucidità mentale e la serenità dei suoi discorsi mi ha convinto definitivamente che il vegetarianesimo, se non addirittura il veganesimo, sia la mia strada naturale. Sopporto sempre meno l'idea di uccidere per mangiare. Inoltre da quando, facendo di testa mia senza seguire uno schema particolare, ho tolto alcuni alimenti e limitato carni e salumi a due tre volte al mese circa, mi sento bene.
Devo festeggiare anche il fatto che, complici gli ultimi due libri della mitica coppia Paungger - Poppe che ho acquistato, ho introdotto alcune ottime abitudini nelle mie giornate, come i dieci minuti di "ginnastica della luna" ogni mattina. Scomparso il mal di schiena, superate le ultime mestruazioni senza neanche un fastidio. Sarà quello o la dieta - non dieta che sto seguendo?
Sempre sulla falsariga del calendario lunare e dei loro suggerimenti, ho intrapreso (ma non terminato per ora) una ricerca attenta sugli effetti di alcuni alimenti sulla mia salute e sto cercando di determinare il mio tipo alimentare, per snellire la mia dieta portandomi verso ciò che viene meglio sfruttato dal mio corpo. In pratica si tratta di dissociare alcuni alimenti in certi giorni del mese lunare e considerare come ci si sente, per esempio, usando solo grassi vegetali o solo grassi animali, solo farina di grano o solo farina di segale, etc.
Ci sono molti altri motivi per cui sono grata in questo periodo, che per altri aspetti è stato tremendo. La buona notizia di fondo è che il viaggio verso un modo di vivere più consapevole ed equilibrato, a livello fisico, riflette un viaggio interiore che sto svolgendo e di cui sono sempre molto felice, perchè, come dicevo alla Tipa, "ora c'è una spiegazione per ogni cosa".
Vi auguro (prendetelo come il mio tashi delek per il prossimo capodanno tibetano) di trovare il vostro filo da seguire, come è successo a me, e di non fermarvi più.
giovedì 22 dicembre 2011
Il tour delle reliquie a Genova
Il mio incontro con le reliquie dei grandi bodhisattva si è svolto in due fasi. Prima ho cercato di condividerlo con mia madre, ma è bastato un attimo per rendermi conto di avere sbagliato.
Il sabato mi sono presentata con lei al palazzo della Provincia e ho curiosato, ma non ho voluto fermarmi più di tanto: la vedevo insofferente, avevo ritenuto, sbagliando, che avrebbe apprezzato di più l'opportunità di conoscere una cultura che, comunque, io e lei costeggiamo da tempo attraverso lo yoga e le vacanze a Pomaia. Ma devo dire che, per quanto i suoi interessi spirituali siano vasti, anche nel cattolicesimo se c'è una cosa che lei aborre sono le reliquie, le esposizioni, le novene, insomma tutta quella parte rituale molto esteriore.
Io invece cercavo di dirmi che andavo a vedere il tour delle reliquie per curiosità, per interesse anche storico, ma la verità è che ero dispiaciuta di aver lasciato a casa la mia mala, emozionata nel vedere i piccoli vasi con le reliquie di Gautama Siddhartha, e soprattutto invidiosissima di quanti erano seduti sulle sedie imbottite a lato dell'esposizione e profondamente immersi in meditazione e preghiera. Non ho voluto fermarmi molto, ma andando via pensavo con dispiacere che l'India è lontana e io viaggio poco, e che chissà quando mi sarebbe mai ricapitata una cosa del genere.
Così, il giorno dopo ero di nuovo in autostrada, stavolta munita di mala, libriccini di meditazione e un intero pomeriggio da dedicare al mio minipellegrinaggio.
Credevo che ci sarei stata un'oretta e non pensavo di prendere la benedizione, anche se un lama e una monaca erano presenti per impartirla tutto il giorno, a turno.
Sono uscita quasi due ore e mezza dopo, benedetta una volta dal lama, una volta dalla monaca, e addirittura dopo aver fatto benedire la Daisy (avevo visto che un sacco di gente portava gli animali domestici, e in effetti, un po' per gioco un po' sul serio, sentivo di dover ripagare il piccolo cane bianco per tutto il bene che mi fa: e poi chi dice che nella prossima vita io non sia a soffrire in un canile municipale e lei non sia una persona, e magari un'ottima persona, visto quanto affetto sa dare agli altri anche da cane).
Ma soprattutto ho passato due ore splendide, piene di serenità, immersa in una concentrazione che a casa da sola raggiungo di rado.
Rispetto al sabato, c'era un viavai di gente di gran lunga più numeroso e rumoroso, e molti la prendevano in modo abbastanza turistico. C'è da dire che, come sempre nelle situazioni buddhiste, se un monaco non sta insegnando non ha la minima centralità nella stanza, anzi è silenzioso e defilato in un angolo, persino questi due che tenevano in mano un piccolo stupa contenente reliquie del Buddha storico. Il visitatore perciò si sentiva libero di entrare e fare le varie cose che si potevano fare. Tutti si inchinavano alle reliquie, ai monaci e alla statua.
Qualcuno si prostrava.
Qualcuno versava acqua e zafferano sul capo di una piccola statua di Buddha bambino.
Qualcuno suonava gli strumenti rituali, i piccoli cimbali e la campana tibetana, i bastoncini di legno.
Qualcuno faceva le foto.
Qualcuno circoambulava la pedana, sui quattro lati della quale erano esposte piccole teche con resti vari, frammenti ossei e concrezioni minerali tratti dai resti delle cremazioni, capelli, pezzettini di stoffa, oggetti di culto appartenuti a grandi maestri e ai Dalai Lama, e anche un piccolo frammento di foglia di banano su cui una delle più rispettate figure femminili di bodhisattva, Yesce Tsogyel, ha scritto un testo sacro.
Qualcuno faceva la fila per prendere la benedizione.
Qualcuno scriveva con una penna dorata, ricalcando frasi di un testo di Dharma stampate in azzurrino su un libro, e questo l'ho fatto anche io, mi è piaciuto tantissimo pensare alla simbologia di questo gesto.
Qualcuno meditava a occhi chiusi.
Qualcuno sgranava una mala.
Mi sentivo a casa.
Devo prendermi del tempo per scrivere sui riti e le forme esteriori di culto che sto man mano incontrando durante il mio percorso. Per ora, questo è il mio reportage.
[Yesce Tsogyel era una principessa tibetana che visse durante il IX secolo e divenne una yogini (maestra di meditazione). Guru Padmasambhava fu il fondatore del buddhismo in Tibet e l'origine della tradizione Terma del lignaggio Nyingma del buddhismo tibetano. Yesce Tsogyel fu la consorte tantrica di Padmasambhava, di cui trascrisse molti insegnamenti esoterici di Padmasambhava su rotoli di carta, nascondendoli in diversi luoghi.]
Il sabato mi sono presentata con lei al palazzo della Provincia e ho curiosato, ma non ho voluto fermarmi più di tanto: la vedevo insofferente, avevo ritenuto, sbagliando, che avrebbe apprezzato di più l'opportunità di conoscere una cultura che, comunque, io e lei costeggiamo da tempo attraverso lo yoga e le vacanze a Pomaia. Ma devo dire che, per quanto i suoi interessi spirituali siano vasti, anche nel cattolicesimo se c'è una cosa che lei aborre sono le reliquie, le esposizioni, le novene, insomma tutta quella parte rituale molto esteriore.
Io invece cercavo di dirmi che andavo a vedere il tour delle reliquie per curiosità, per interesse anche storico, ma la verità è che ero dispiaciuta di aver lasciato a casa la mia mala, emozionata nel vedere i piccoli vasi con le reliquie di Gautama Siddhartha, e soprattutto invidiosissima di quanti erano seduti sulle sedie imbottite a lato dell'esposizione e profondamente immersi in meditazione e preghiera. Non ho voluto fermarmi molto, ma andando via pensavo con dispiacere che l'India è lontana e io viaggio poco, e che chissà quando mi sarebbe mai ricapitata una cosa del genere.
Così, il giorno dopo ero di nuovo in autostrada, stavolta munita di mala, libriccini di meditazione e un intero pomeriggio da dedicare al mio minipellegrinaggio.
Credevo che ci sarei stata un'oretta e non pensavo di prendere la benedizione, anche se un lama e una monaca erano presenti per impartirla tutto il giorno, a turno.
Sono uscita quasi due ore e mezza dopo, benedetta una volta dal lama, una volta dalla monaca, e addirittura dopo aver fatto benedire la Daisy (avevo visto che un sacco di gente portava gli animali domestici, e in effetti, un po' per gioco un po' sul serio, sentivo di dover ripagare il piccolo cane bianco per tutto il bene che mi fa: e poi chi dice che nella prossima vita io non sia a soffrire in un canile municipale e lei non sia una persona, e magari un'ottima persona, visto quanto affetto sa dare agli altri anche da cane).
Ma soprattutto ho passato due ore splendide, piene di serenità, immersa in una concentrazione che a casa da sola raggiungo di rado.
Rispetto al sabato, c'era un viavai di gente di gran lunga più numeroso e rumoroso, e molti la prendevano in modo abbastanza turistico. C'è da dire che, come sempre nelle situazioni buddhiste, se un monaco non sta insegnando non ha la minima centralità nella stanza, anzi è silenzioso e defilato in un angolo, persino questi due che tenevano in mano un piccolo stupa contenente reliquie del Buddha storico. Il visitatore perciò si sentiva libero di entrare e fare le varie cose che si potevano fare. Tutti si inchinavano alle reliquie, ai monaci e alla statua.
Qualcuno si prostrava.
Qualcuno versava acqua e zafferano sul capo di una piccola statua di Buddha bambino.
Qualcuno suonava gli strumenti rituali, i piccoli cimbali e la campana tibetana, i bastoncini di legno.
Qualcuno faceva le foto.
Qualcuno circoambulava la pedana, sui quattro lati della quale erano esposte piccole teche con resti vari, frammenti ossei e concrezioni minerali tratti dai resti delle cremazioni, capelli, pezzettini di stoffa, oggetti di culto appartenuti a grandi maestri e ai Dalai Lama, e anche un piccolo frammento di foglia di banano su cui una delle più rispettate figure femminili di bodhisattva, Yesce Tsogyel, ha scritto un testo sacro.
Qualcuno faceva la fila per prendere la benedizione.
Qualcuno scriveva con una penna dorata, ricalcando frasi di un testo di Dharma stampate in azzurrino su un libro, e questo l'ho fatto anche io, mi è piaciuto tantissimo pensare alla simbologia di questo gesto.
Qualcuno meditava a occhi chiusi.
Qualcuno sgranava una mala.
Mi sentivo a casa.
Devo prendermi del tempo per scrivere sui riti e le forme esteriori di culto che sto man mano incontrando durante il mio percorso. Per ora, questo è il mio reportage.
[Yesce Tsogyel era una principessa tibetana che visse durante il IX secolo e divenne una yogini (maestra di meditazione). Guru Padmasambhava fu il fondatore del buddhismo in Tibet e l'origine della tradizione Terma del lignaggio Nyingma del buddhismo tibetano. Yesce Tsogyel fu la consorte tantrica di Padmasambhava, di cui trascrisse molti insegnamenti esoterici di Padmasambhava su rotoli di carta, nascondendoli in diversi luoghi.]
venerdì 25 novembre 2011
Domani e dopodomani a Genova
Esposizione delle reliquie dei buddha (Progetto Maitreya)
Qui trovate l'articolo con gli orari dell'esposizione a Genova
Qui invece le informazioni sul progetto Maitreya.
Vado, poi vi saprò dire che effetto mi ha fatto.
Qui trovate l'articolo con gli orari dell'esposizione a Genova
Qui invece le informazioni sul progetto Maitreya.
Vado, poi vi saprò dire che effetto mi ha fatto.
domenica 20 novembre 2011
A buddhist tour of the world - 2
Vi pare impervia questa montagna? Vi pare arroccato questo monastero?
Okay, proviamo a immaginarcelo nel 700. Non mi sono scordata l'apostrofo, non parlo del millesettecento = '700, quello di Maria Antonietta, parlo del settecento = 700 dopo Cristo, quello di Carlo Martello.
Insomma, qua siamo in Bhutan, non c'era NIENTE, tranne un eremo dove si rifugiò per un periodo Padmasambhava, il grande maestro buddhista nato in una valle che oggi sarebbe in Pakistan.
[Il Bhutan era una repubblica ma è ridiventato un regno, nel 2007. In tutto il Paese ci sono meno abitanti che nella sola Genova. la gente di qui si definisce abitante della Terra del Drago, secondo loro i tuoni sono ruggiti di drago. E in effetti non mi voglio immaginare che tuoni si sentiranno tra queste montagne, quando ci si mette d'impegno, a tuonare.]
Oggi c'è questo monastero, Paro Taktsang, soprannominato la Tana della Tigre, sorto nel 1692. E anche nel XVII secolo doveva essere qualcosa, arrivare fin qui.
La valle di Paro, attraversata dal fiume omonimo, è bella, vista d'estate è verdeggiante, non è proprio del tutto sommersa dalla neve d'inverno, ed è l'unica parte del Bhutan ben collegata al resto do mundo grazie a un aeroporto. credo sia sopra i 2000 metri, perchè scendendo a livelli di altitudine inferiori il clima è tropicale e non adatto alle coltivazioni.
La foto delle danze riguarda un festival che si tiene in primavera.
sabato 5 novembre 2011
Esisto ancora, eh
Non sono (ancora) stata risucchiata del tutto dagli impegni e sto anche studiando, nei ritagli sempre più scarni di tempo.
Per esempio, stasera sto studiando un testo di Lama Yesce dove ho trovato questo:
Anche se affermate di essere un praticante di questa o quest'altra religione, se investigate in modo più profondo potreste trovare che in realtà non siete affatto ciò che credete. Fate molta attenzione. Nessuna religione è contraria al vostro desiderio di conoscere la vostra natura, ma molto spesso le persone religiose sono eccessivamente condizionate dalla storia, dalla filosofia o dalla dottrina della propria religione, e ignorano cosa e come sono esse stesse, ignorano il loro effettivo modo di essere. Invece di utilizzare la propria religione per ottenere le relative mete - salvezza, liberazione, libertà interiore, eterna gioia e felicità - queste persone si limitano a dei giochi intellettuali con la propria religione, come se questa fosse un bene materiale.
Senza comprendere in che modo la vostra natura interiore si evolve, come potrete mai scoprire la perenne felicità? Dove si trova la duratura felicità? Non è nel cielo o nella giungla; non la troverete nell'aria o sotto la terra. La felicità perenne si trova dentro di voi, nella vostra psiche, nella vostra coscienza, nella vostra mente. Ecco perchè è così importante che voi investighiate la natura della vostra mente.
Se la teoria religiosa che imparate non serve a causare gioia e felicità nella vostra vita quotidiana, a che serve? Anche se potete dire "Sono un praticante di questa o quest'altra religione", esaminate ciò che avete fatto, in che modo avete agito e ciò che avete scoperto da quando avete seguito la vostra religione. E non abbiate timore di analizzare voi stessi in ogni dettaglio. La vostra stessa esperienza è positiva. E' essenziale esaminare bene, interrogandovi su tutto quello che fate, altrimenti come potete sapere ciò che state facendo? Sono certo che già lo sapete: una fede cieca in una qualsiasi religione non potrà mai risolvere i vostri problemi.
Per esempio, stasera sto studiando un testo di Lama Yesce dove ho trovato questo:
Anche se affermate di essere un praticante di questa o quest'altra religione, se investigate in modo più profondo potreste trovare che in realtà non siete affatto ciò che credete. Fate molta attenzione. Nessuna religione è contraria al vostro desiderio di conoscere la vostra natura, ma molto spesso le persone religiose sono eccessivamente condizionate dalla storia, dalla filosofia o dalla dottrina della propria religione, e ignorano cosa e come sono esse stesse, ignorano il loro effettivo modo di essere. Invece di utilizzare la propria religione per ottenere le relative mete - salvezza, liberazione, libertà interiore, eterna gioia e felicità - queste persone si limitano a dei giochi intellettuali con la propria religione, come se questa fosse un bene materiale.
Senza comprendere in che modo la vostra natura interiore si evolve, come potrete mai scoprire la perenne felicità? Dove si trova la duratura felicità? Non è nel cielo o nella giungla; non la troverete nell'aria o sotto la terra. La felicità perenne si trova dentro di voi, nella vostra psiche, nella vostra coscienza, nella vostra mente. Ecco perchè è così importante che voi investighiate la natura della vostra mente.
Se la teoria religiosa che imparate non serve a causare gioia e felicità nella vostra vita quotidiana, a che serve? Anche se potete dire "Sono un praticante di questa o quest'altra religione", esaminate ciò che avete fatto, in che modo avete agito e ciò che avete scoperto da quando avete seguito la vostra religione. E non abbiate timore di analizzare voi stessi in ogni dettaglio. La vostra stessa esperienza è positiva. E' essenziale esaminare bene, interrogandovi su tutto quello che fate, altrimenti come potete sapere ciò che state facendo? Sono certo che già lo sapete: una fede cieca in una qualsiasi religione non potrà mai risolvere i vostri problemi.
venerdì 21 ottobre 2011
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