sabato 28 maggio 2011

Il concetto di Dio

La cosa migliore, e al tempo stesso più importante da capire, del pensiero buddhista è che non c'è Dio.

Per almeno tre diversi ordini di motivi, di cui mi sembra opportuno dire separatamente.

Uno sono le risposte a un certo tipo di domande.

Capitemi. Per una persona nata e cresciuta nel cattolicesimo, il concetto di Dio è praticamente ineliminabile. Immagino che, di fronte a uno spavento, a un pericolo, mi verrebbe ancora automatico pregare che qualcuno mi salvasse.

Però.
Però era facilissimo credere in un Dio che vuole il nostro bene, prima di incontrare la vita vera.
Quando si è cominciato a intuire lo schifo che può fare la vita a volte, invece, è ben difficile pensare veramente che di là ci sia un interlocutore, soprattutto un interlocutore benevolo.

Non esiste guardare per giorni l'agonia di una persona e credere che Dio sia buono.
Quando mia zia non ci sentiva più parlare e urlava invocando suo padre, tutte le mie ore in chiesa, i sacramenti, le preghiere, non mi sono venuti in mente. Dio non c'era, in quella stanza. C'erano solo un corpo che soffriva e tre persone sane che inorridivano.

Non esiste pensare che ci sono persone che fanno i soldi mandando bambini a prostituirsi, o vendendo organi espiantati a poveracci, o promuovendo l'uso della droga tra i ragazzi per poi spacciare, e credere che Dio farà giustizia "poi". Poi quando?

Non esiste pensare a gente che di mestiere fa il torturatore, a persone che si augurano che le barche piene di profughi si ribaltino in acqua, e dirsi che siamo tutti figli di Dio, che chi soffre e sopporta in questa vita avrà un premio nell'altra.

Non esiste che un prete si permetta di dire che un genitore non deve piangere quando gli muore un figlio, perchè è andato in Paradiso.

Credo di essermi spiegata.

E' molto difficile per me parlare di certi argomenti, ma vale la pena dire una cosa.

L'eutanasia, per un cristiano, è un peccato orrendo. E' un omicidio, come prendere un fucile e sparare a qualcuno, o strozzarlo, o ammazzarlo di botte. Perchè Dio dà la vita e Dio la prende.

Bene. Finchè tutti stanno bene, è un concetto limpido, logico. Ma di fronte al dolore irrecuperabile di una malattia terminale all'ultimo stadio, allo strazio puro e gratuito che non può portare a niente, alla certezza che è solo questione di tempo, un buddhista, e per essere certa di aver capito bene l'ho chiesto a un lama, non può aggrapparsi a un principio e rimanere sordo alla sofferenza, perchè la compassione deve prevalere sulle teorie. E così, una delle domande più tremende che mi ponevo riflettendo sul cattolicesimo ha trovato una risposta, naturale e ovvia. Se vedi un bambino inciampare, d'istinto tendi una mano per prenderlo prima che cada. Se vedi una persona che sta morendo intrappolata nel corpo che si disfa dolorosamente, d'istinto preghi che sia una cosa veloce. E' una cosa che forse nemmeno c'entra con la compassione, nel senso dell'atteggiamento acquisito a forza di riflessioni e addestramento mentale. Forse c'entra solo con l'essere un animale che, per natura, rifugge dal dolore.

Questo è un esempio, forse il più importante, di come certi buchi lasciati da una religione si colmino, e senza tante prese di posizione teoriche, grazie alla visione buddhista.

Ne volete un altro? I cappellani militari che benedicono i cannoni. Il catechismo degli adulti (il testo ufficiale di Santa Romana Chiesa) che giustifica la guerra "in alcuni casi". In alcuni casi?!?

Niente di tutto questo nel buddhsimo. Dove l'unica storia di assassinio giustificato riguarda un pazzo che, su una nave, quindi in un luogo da cui sarebbe stato impossibile allontanarsi, voleva sterminare tutti, e una delle incarnazioni del Buddha che lo uccide, per salvaguardare tutti gli altri. Che, a casa mia, si chiama il male minore o anche legittima difesa: la leggenda sottolinea le condizioni estreme in cui viene presa la decisione di uccidere, e che persino per un essere pienamente realizzato un gesto simile genera karma negativo, e comunque, se volete saperla tutta, sono ancora lì che mi chiedo perchè il Buddha non ha semplicemente legato ben stretto il matto fino a raggiungere un porto, e son sicura di non essere la prima che ci rimugina su.

Certo però che il concetto di guerra santa, di benedizione degli armamenti, di Santa Inquisizione, di morte all'infedele o di strega al rogo non ha cittadinanza in una religione che chiede, prima di tutto, di abolire la sofferenza che causiamo agli altri. Indipendentemente da chi siano questi altri.

E poi il proselitismo. Un buddhista, e il Dalai Lama è molto chiaro su questo punto, non chiederebbe a un altro di lasciare la sua religione. Nè di passare al buddhismo da uno stato di agnosticismo.
Il buddhista è il contrario del Testimone di Geova che ti scampanella per leggerti la Bibbia, il buddhista è seduto per terra a spiegare ai suoi alunni e se tu vuoi ascoltare gli insegnamenti te li dà, ma sei tu che devi arrivare agli insegnamenti con le tue gambe. Tanto più che l'illuminazione potresti benissimo raggiungerla per i fatti tuoi, anche senza l'ascolto del Dharma. E' un fatto di controllo della mente, di lucidità, di esperienza, non di studio, e te lo ripetono fino alla nausea.

Io non ho mai visto niente di male nel portare un messaggio che si ritiene buono e giusto a chi non lo conosce e ho sempre cercato di trattare con rispetto i Testimoni di Geova. Ma è ovvio che credere a tutti i costi che il nostro Dio è il solo giusto, e che chi non condivide la nostra fede sarà dannato, ci mette di fronte, a livello della più elementare logica, all'ingiustizia cosmica. Che colpa ne ha un Pigmeo della foresta se non ha mai visto una chiesa? e un Russo o un Cinese nato e morto sotto la dittatura comunista, che non ha potuto avvicinare un libro di preghiere o un luogo di culto per tutta la vita?

Voglio dire, andrebbe bene se il cristianesimo associasse a questo l'idea della reincarnazione. Allora, uno magari si reincarna mille volte senza mai incontrare il Vangelo, poi finalmente lo scopre e, da quel momento, se lo segue, si salva l'anima. Ma con una vita sola come si fa? Allora hanno sul serio ragione i Testimoni di Geova vecchio modello, o certe sette, quando dicono che solo un certo numero di esseri prescelti arriverà alla salvezza. Gli altri, che sono? Cacca? Bestie? Avranno una seconda chance o no? E che giustizia regola la suddivisione tra chi può e chi non può avere contatto con la sola verità?

Questi sono esempi. Ma certo potrei continuare.

2 commenti:

  1. Accidenti, ci vai giù pesante con i post ;))
    Quando ero a Dharamsala per gli insegnamenti di Sua Santità c'erano anche un sacco di turisti, che ignoravano completamente che quello fosse il paese dei tibetani in esilio. La monaca buddhista italiana che era con me mi disse: guarda, sono qui, nel villaggio più sacro del mondo e non hanno il karma per incontrare il buddhismo.
    Che dire.
    Ha cambiato completamente il mio modo di vedere le cose. Il karma per incontrare il buddhismo. il karma per conoscere la Via. Il karma per farsi delle domande di un certo tipo. E darsi delle risposte, di un certo tipo. Che ne pensi?

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  2. Grazie, crudo, ma al momento per me, difficile da accettare.
    Non mi hai convinto, ma il confronto non è alla pari.
    In bocca al lupo per il tuo viaggio.

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