Non ho avuto un attimo finora per raccontare l'ultima esperienza tibetana, della metà di settembre.
Che, come sempre, merita.
Cominciamo con una ricetta vegana imparata sul posto: torta alla banana e cannella.
Ci vogliono: banana, farina integrale, fecola di mais, lievito, cannella e semi di lino. Non mi pare ci fosse zucchero, ma se c'era poteva solo essere pochissimo, e di canna grezzo. Niente latte, uova o burro, essendo appunto vegana. Si impasta con un po' d'acqua e probabilmente una buona dose di banana matura, deduco. Secondo me in caso di problemi nell'amalgamare si potrebbe aggiungere un pochino d'olio (non inorridite: io sono genovese e l'olio per noi va tranquillamente dove per tutti gli altri va il burro). Se vi pare che noi possa esistere una cosa del genere (o se, come me, provate sbagliando le dosi e il risultato vi convince poco) modificate questa ricetta reintroducendo roba non vegana e poi fatemi sapere.
Sulle dosi, l'interpretazione è libera (e infatti io ho fatto casino): non ho visto la vera e propria ricetta, ma solo il cartellino scritto amorosamente a mano dalla ragazza spagnola che l'ha preparata per il bar dell'Istituto.
Posso dirvi che è deliziosa, non troppo dolce, mostruosamente energetica e ottima per la digestione. Io per due giorni su tre mi sono nutrita quasi solo di quella, perchè ahimè c'era pomodoro crudo dappertutto, nei primi e nei secondi, allo spartanissimo self service, e io non lo posso mangiare. Ho vissuto di frutta, tè alla menta e questa delizia vegana, e devo dire che avrei continuato volentieri così.
Oltre a ciò vi racconto, come sempre, un paio di episodi tipicamente tibetani.
Giorno uno, appena arrivati, vado a circoambulare uno stupa nel giardino, e trovo una bella signora straniera che insegna a una bimba a non passare in un dato punto del vialetto che porta allo stupa, contrassegnato da un'asticella di legno e da una piccola lanterna.
"Qvella è strada di formike. Fedi? Noi lasciamo stare formike ke passano di lì."
Guardo, e effettivamente lungo l'asticella passa la solita fila di formichine indaffaratissime. Che nessuno si permette di pestare.
Mi danno la casetta della volta scorsa. Con la chiave della volta scorsa: quella che avevo perso. A dimostrazione che credere nel bene produce del bene.
Il lama che ci parla stavolta è nato in Tibet prima dell'occupazione ed è più vecchio del Dalai Lama, cammina appoggiandosi agli assistenti e ha bisogno d'aiuto per alzarsi e sedersi (rigorosamente a gambe incrociate, in una posizione che non lascia mai). Tiene sessioni di insegnamento molto più brevi dei maestri più giovani e assatanati delle altre volte, che a volte si scordavano la pausa caffè mentre noi ci affannavamo a seguirli nelle loro evoluzioni filosofiche.
Ad un certo punto, con due delle uditrici presenti (una con un gigantesco cane nero di nome Renzo, beneducatissimo, e una con un labrador nero di sei mesi abbastanza indisciplinato, di nome Napoleone, che nei momenti di noia mi mordicchia un piede nudo), ci facciamo una domanda: "ma se qui tutti i monaci senza eccezione dimostrano minimo quindici anni meno di quelli che realmente hanno, lama Monlam, che sembra così anziano, all' anagrafe quanto avrà?" "Duecento anni?" azzarda una delle due. (Si rivelano poi essere solo ottantaquattro.)
A proposito di cani, dato che fa un caldo umido atroce, io dal secondo giorno eleggo a mia dimora un punto dell'atrio della sala di meditazione, dove tutti lasciano le scarpe, e mi vado ad appollaiare con borsa, quaderno e bottiglietta d'acqua su un ripiano dove normalmente starebbero impilati i cuscini. In molti fanno come me e si piazzano su sedie o sul vano della finestra in questo punto assai tattico, dove passa un po' d'aria. Per necessità, nella stessa zona stanno anche le due padrone del bestiame, su sedie di plastica, con i cagnoni sdraiati a pelle d'orso sul pavimento fresco. Il buon Renzo non si muove mai e ogni tanto sospira di noia, mentre Napoleone si agita e ogni tanto afferra la scarpa di qualcuno, mettendosi a masticarla, prontamente interrotto dalla sua padrona o da me.
Invece la decana del monastero, una cagnetta bruttissima e dal pessimo carattere, che controlla sempre tutto e tutti, arriva, osserva con sdegno i due cani piazzati nella stanza di passaggio e, tanto per ribadire chi può e chi non può, entra dritta nel gompa. Le monache tentano di allontanarla, ma il lama fa segno di lasciarla stare. Non esce più. Quando ad un certo punto mi alzo, vedo che si è raggomitolata sui tappeti ai piedi del sedile di lama Monlam, cioè nel punto più centrale e importante della sala. Vorrei avere la sua autostima.
Tragicamente, la domenica è il giorno di apertura della caccia. Esco alle sette meno un quarto dalla casetta con la Daisy, tutte bardate, lei per il giro pipì, io per la meditazione con la venerabile Angela. E sparano delle belle fucilate. Mica tanto lontano: nei boschi subito intorno.
"De... fai la cacca un po' veloce, dai, che qui ci becchiamo una schioppettata." Ma naturalmente gli odori della campagna toscana sono interessantissimi e la Daisy se la prende comoda.
A un certo punto arriva una bella cagna da caccia, correndo. Io giro sui tacchi e, cacca o non cacca, riporto la Daisy in casetta con altrettanto sprint: se c'è un cane da caccia ci sarà anche un padrone, e se c'è un padrone ci sarà un fucile. Non so a cosa tirino da queste parti (ho visto dei daini in passato sulla collina dietro l'istituto, ma è probabile che sia zona di lepri, fagiani o simili), ma non ho intenzione di discutere la cosa dopo aver preso dei pallini in una coscia. Mi rifiuto di pensare che forse invece di pallini potrebbero essere proiettili da cinghiale, deposito al sicuro il cane e corro (rasentando le altre casette, per sicurezza, piegata bassa tipo Vietnam) a meditare nella sala del monastero, dove tutti, a ogni sparo in lontananza, sobbalzano inorriditi.
La domenica però è anche il giorno in cui ricevo una gradita visita: Susibita, la blogamica di Magù c'è, che esce dal web, e arriva, in carne e ossa, da casa di sua madre che è lì vicino, materializzandosi sotto forma di una bella ragazza castana sorridente, con tanto di Magù nel passeggino. Caffè, torta di banana e cannella, succo di frutta bio col quale un assonnato Magù si fa la doccia, e una bella, rilassata chiacchierata con questa nuova conoscenza di cui so tante cose, ma che non avevo mai visto. Si alza il vento, cambia il tempo, trascorrono un paio d'ore in cui io e Susibita, che dal vivo è veramente simpatica come quando scrive, ci scambiamo opinioni sulla vita, soprattutto lavorativa, e sulle realizzazioni personali che volevamo o vogliamo ottenere, e poi ci salutiamo, con la promessa di rivederci a ottobre. Magù mi ha adottato e sorride. Sono molto contenta. Mi sembra di aver incontrato una donna con le idee chiare, una sana autoironia e la giusta dose di apertura mentale, come tante che conosco o di cui leggo sui blog, e mi sento arricchita di un'altra cosa bella.
E per finire, sorpresa, dopo averci a lungo spiegato i benefici della pratica del Buddha della compassione e il modo di osservare correttamente gli otto precetti, il lama ci regala la trasmissione orale del mantra lungo di Chenrezig. Sono molto emozionata e impacciatissima, è la prima volta che prendo parte a una cerimonia di trasmissione orale, mi accorgo di non essere preparata, di non aver ricordato che alla fine ai maestri si offre tradizionalmente la sciarpa bianca o gialla di buon auspicio per ringraziarli dell'insegnamento, di essere come al solito ad anni-luce dal diventare una praticante decente. Però sono immondamente felice, appagata dalla sola vista di questo ometto buffo con la voce pacata e dalla serenità diffusa sui volti di tutti i presenti, e sempre più convinta di stare esplorando un universo bellissimo.
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[Circoambulare è una pratica meditativa del genere meditazione camminata, che si fa ripetendo un mantra o una preghiera e camminando intorno ad un luogo sacro, per la precisione nel mio caso uno stupa, cioè un monumento (che può anche essere funerario e contenere ceneri o reliquie di un maestro). Si cammina in senso orario. In Asia ci sono interi pellegrinaggi basati sulla circoambulazione di montagne considerate sacre, come il monte Kailash.]
[Poichè nel monachesimo tradizionale tibetano la garanzia della veridicità dell'insegnamento si basa sul fatto che esso sia stato oralmente trasmesso ad un maestro dal maestro precedente, su su fino al Buddha storico e ai suoi primi seguaci, e poichè in un certo senso il Dharma si trasmette con la mente ancora più che con la parola, è normale che anche oggi i maestri, quando viene loro chiesto, insegnino le formule più importanti dei testi di preghiera ai loro discepoli, si suppone dando anche, attraverso la loro voce, presenza e buona motivazione, una bella spintarella al karma degli alunni, in direzione dell'illuminazione.]
[Chenrezig, o in sanscrito Avalokiteshvara, il Buddha della compassione, può manifestarsi in noi grazie alla recitazione del mantra breve (OM MANI PADME HUM) che in Asia tutti i buddhisti sanno come qui il Padre nostro, ma nella pratica specifica rivolta a questo aspetto dell'illuminazione c'è una preghiera più lunga, di cui mi sto dannando l'anima a trovare una traduzione, quando la trovo ve la metto.]
Torta di Banane Vegan
RispondiEliminaIngredienti
5 bicchieri di farina integrale
1 1/2 bicchiere di zucchero di canna
1 bicchiere di olio di soya
15 banane mature
Cannella in polvere
Preparazione
Mischiare bene con le dita la farina, lo zucchero e l'olio per formare un impasto "farinoso". Imburrare una forma e mettere la metà dell'impasto premendolo bene,
Tagliare la banana in fette tonde e disporle sull'impasto già messo nella forma. Spolverare il tutto con la cannella, mettere l'altra parte dell'impasto (lasciate 2 cucchiai di riserva), dunque banana e cannella.
Mettete sopra i 2 cucchiai di impasto e altra cannella
Forno per 35 a 40 minuti a 180 gradi. Servire fredda.
Grazie. Ma chi sei?
RispondiEliminaCastagna (io odio Blogger quando non mi fa loggare nel mio stesso blog)
Symo zen, scusa credevo di aver firmato!
RispondiEliminaCiao Castagna, piacere sono Stefylù e non so come ma mi ritrovo nel tuo blog e ...ho visitato anche l'altro... interessantissimi. Ti seguirò se non ti dispiace ... e provo anche a fare la torta vegan (pure se non lo sono ma... ho spesso idea di diventare almeno vegetariana! magari ci metto un po' ma ... prima o poi lo divento!?!)
RispondiEliminaBuona meditazione!
Ps:
ti seguo dal mio blog personale:
http://semplicementesenzatempoeillusioni.blogspot.com/
Ciao Castagna... ci ho provato ... a fare la torta dico... credo di doverci riprovare!
RispondiEliminaTi ho linkata qui:
http://semplicementesenzatempoeillusioni.blogspot.com/2011/10/quelle-che-chiamiamo-coincidenze-ma.html
Spero no nti dispiaccia!
Buona serata!