domenica 29 maggio 2011

Bisogna pur credere in qualcosa...

Ci ho pensato tanto, anche prima delle recenti novità di studio e di meditazione. In cosa credevo io DAVVERO, prima?

In Gesù. Cioè in un essere umano veramente superiore, in grado di dare un profondo messaggio di amore e giustizia con una vita e una morte esemplari, dettate dalla fede assoluta, dallo spirito di sacrificio, dalla passione per un ideale.
Detta così, non c'era molto bisogno che riflettessi se costui era figlio di Dio, in effetti. Ma non era neanche come credere nell'esempio di un altro uomo. Non avrei guardato il crocifisso e un poster di Che Guevara o una foto di Gandhi con lo stesso spirito.

Credevo anche in una forza superiore, che potrei chiamare il Bene, che aveva a volte la faccia di un padre barbuto, paziente e severo, ma, più spesso, era lo Spirito Santo, il solo al quale veramente rivolgessi delle preghiere profonde. Il solo che potesse realmente cambiare le cose. E non mi costava fatica pensare a Gesù come a una persona che, in qualche modo, rappresentava un'emanazione di questo Bene.

Però credevo, e credo, in un sacco di altre cose. Nel fatto che i morti ci vedono, ci parlano, sia quelli che conosciamo, sia quelli che non abbiamo mai visto in questa vita. Nella telepatia (che a casa mia è un fatto genetico, mi sa). Nelle percezioni che vengono in qualche modo dal passato, in qualche modo dal futuro. Non mi sono mai seriamente messa a considerare se ho o non ho ricordi di vite precedenti,nonostante qualche sogno e sensazione inspiegabile qua e là, e non mi interessa saper prevedere il futuro (ma l'eredità di mia nonna in tal senso è qualcosa con cui sia mia madre che io siamo obbligate a confrontarci: siamo mezze streghe, sul serio, e nessuna di noi ha mai fatto niente per convincersene o per alimentare tale leggenda, però è così).

Credo nelle forze legate ai luoghi, nelle energie che non vediamo ma che possiamo intuire. Credo nell'esistenza di diversi piani di realtà di cui noi siamo solo uno strato, e nel fatto che a volte si spezzi qualche velo che divide un piano da un altro.

Buona parte di questa roba non la pubblicizzo, solitamente, perchè non mi va di passare per pazza fanatica New Age. Ma anche perchè, da cattolica, sarei stata ferocemente redarguita per certe mie idee.

Certo non è che ora io passi la vita con il pendolo in mano a cercare di ricordare esistenze precedenti, di vedere carte girate o di comunicare con l'aldilà. Però ad alcune cose che, per un occidentale cristiano, sono del tutto inaccessibili, gli orientali danno spiegazioni semplici e quotidiane, e mica tutte sconfinano nella leggenda o nella superstizione. Molte sono anche seriamente indagate a livello scientifico e rappresentano quella parte dell'esistente che la maggior parte di noi non ha gli strumenti per spiegare ma, in sè, non ha difficoltà a capire. E in fondo non è male poter accettare alcune di queste cose senza sentirsi tacciare di stregoneria.

Il che mi porta al secondo punto per cui una religione senza Dio è enormemente interessante. L'assenza di un giudice, di uno che ti conta il punteggio da sopra, e ti premia o punisce.

Di ciò, al prossimo post.

2 commenti:

  1. Spiacente, non ho più tempo per commentare anche questo (si sono svegliati i bambini) però sarebbe interessante discuterne. Magari fai un post alla volta?!? Ciao!!!

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  2. io, all'assenza di Dio (o, perlomeno, al totale disinteresse per l'idea di Dio che c'è nella mia vita - Dio come entità spirituale, non certo come Dio "culturale" che ha sempre influenzato le società umane) ci sono arrivata per gradi, dopo un'infanzia e un'adolescenza passati all'oratorio (ho fatto addirittura la catechista per uno o due anni, pensa un po'). poi lo studio della filosofia, l'accorgersi che i precetti cristiani sono spesso assurdamente incompatibili con l'esistenza quotidiana, la fascinazione per l'ebraismo ed alcune pratiche orientali, la vicinanza con persone profondamente atee, mi hanno portato dove sono ora, agnostica, direi. indifferente, forse di più.

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